Il viaggiare di Chiara

di: Carla Repossi

Chiara aveva sempre desiderato viaggiare, già da quando, adolescente, vedeva le compagne partire per le gite scolastiche a lei precluse. Ormai non lo chiedeva nemmeno più ai genitori
di poter partecipare, il permesso le era sempre negato con mille scuse, lo sapeva, e l'aveva di buon grado accettato. Era una figlia unica molto attesa e molto amata, forse troppo amata. La mamma un po' ansiosa, temeva sempre per lei, per la sua vita e per la sua salute; lei però era sana, solo un po' gracile e soffriva il mal d'auto, ma non avrebbe mai per questo rinunciato ad una gita scolastica con le compagne.
Niente viaggi nel periodo dell'adolescenza. La giovinezza fu anche peggio, perché Chiara non aveva il permesso di allontanarsi dal suo paese e viaggiava, sì , ma con la fantasia. Si
sposò giovanissima e il viaggio di nozze non se lo fece di certo mancare. Suo marito guidava la sua FIAT cinquecento e insieme girarono l'Italia per quasi un mese, con lui sarebbe andata
in capo al mondo, ma non conoscere la bellezza della nostra Italia era davvero la più grave lacuna, la prima da colmare. Era il suo primo vero viaggio, aveva fissato solo le mete e le giornate che sarebbero servite per le visite delle città d'arte e delle località di interesse naturalistico, lungo tutto il percorso dello stivale. Quel viaggio Chiara non lo dimenticò mai: erano giovani ed instancabili e lei si trovava con la persona amata davanti a tutte quelle meraviglie viste solo in fotografia. Da Firenze ad Arezzo, poi Frasassi, Urbino, e poi l'Umbria tutta, la terra di San Francesco e Santa Chiara; per lei che aveva come secondo nome Francesca, quella regione, dopo quella natale, era considerata un luogo d'elezione, si sentiva immersa nella sua storia e si immaginava all'epoca di Giotto. Osservando ad Assisi il ciclo della vita di San Francesco ne rimaneva affascinata, grande era il carisma dei santi di cui portava i nomi, imponente la basilica, bellissimi gli affreschi di Giotto che tra i primi, lì, sperimentava la prospettiva.
Venne poi Pompei, Capri e poi giù fino in Sicilia, dove avevano un cugino che li aspettava.
Fu un viaggio bellissimo che gli sposi provarono a ripetere al venticinquesimo anno del loro matrimonio, con un certo successo, ma non con la stessa meraviglia. Il tempo non era passato
invano: loro erano più stanchi, Assisi era appena uscita da un terremoto che l'aveva devastata e ad Arezzo gli affreschi di Piero della Francesca, che allora avevano ammirato appena
restaurati, erano sbiaditi, più dei loro ricordi.
Nel periodo tra il viaggio di nozze e quello del venticinquesimo Chiara aveva viaggiato pochissimo; i figli, la famiglia, il lavoro l'avevano assorbita completamente. Quando i suoi due figli erano piccoli non si allontanava mai da casa per più di un giorno e poi quando sono cresciuti lasciava che decidessero le loro mete e le raggiungessero con i loro amici.
Suo marito non amava viaggiare e lei da sola non lo faceva, non desiderava allontanarsi da lui e dalla sua famiglia Poi tutto cambiò per Chiara; quando raggiunse l'epoca del pensionamento pensò di poter condividere qualche momento felice con il marito visitando insieme qualche luogo di interesse per entrambi, ma il marito le venne a mancare troppo presto; i figli erano ormai grandi e avevano la loro vita mentre lei non aveva più nemmeno il lavoro che la impegnasse.
Chiara aveva però diverse amiche, alcune di vecchia data e le si strinsero attorno.
Qualcuna amava viaggiare, la invitarono a unirsi a loro e Chiara finalmente viaggiò, visitò molte capitali e città europee. Sembrava entusiasmarsi, terminato un viaggio ne progettava
immediatamente un altro e questo le serviva per avere qualcosa a cui tendere, qualcosa di bello che la facesse guardare avanti. I viaggi così ravvicinati un po' si confondevano nella sua
mente e nella memoria di Chiara rimaneva solo qualche immagine di momenti sereni condivisi con le amiche, ma le fotografie, migliaia, fissavano tutto il resto. Quando le sfogliava Chiara riviveva le meraviglie all'interno del Pergamon, rivedeva la nostra Madonna di Raffaello venduta al museo di Dresda, i quadri di Van Gogh al Museum di Amsterdam, il nostro Rinascimento al Thissen e le maggiori opere degli artisti spagnoli al Prado, le collezioni dell' Ermitage a San Pietroburgo, le opere italiane e quelle fiamminghe del Kunsthistorisches di Vienna il Museo a cielo aperto sull' acropoli di Atene. Poi ricordava l'architettura, i palazzi, le piazze, i monumenti, ma anche i piatti caratteristici delle località visitate e riviveva le atmosfere dei luoghi nelle diverse ore del giorno; aveva scolpito nella memoria i colori, quasi ne risentiva i profumi. Tutto per lei era nuovo, tutto le sembrava un dono per cogliere ancora il bello dell'esistenza, finché ce ne fosse stata la possibilità, finché le gambe avessero consentito la necessaria resitenza, finché avesse avuto ancora salute ed autosufficienza.
La vita di Chiara, poteva considerarsi divisa in tre periodi: quella dei viaggi negati dell'adolescenza e della giovinezza, quella dei viaggi desiderati ma rinunciati della maturità e quella dei viaggi della terza età, intrapresi per non rinunciare a vivere.