Il mare dei sogni

di: Biagia Meli

“La vita senza l’amore non ha sapore,
ma senza dolore non ha valore…”
(S. Padre Pio, “Pensieri scelti”)


L’immensità del mare, il suo profumo, il suo splendore rendevano il mio cuore sereno. Il mio corpo, senza peso, galleggiava, sospeso sopra quell’immensità di acqua cristallina. Le braccia aperte all’azzurro del cielo, il volto baciato dagli infuocati raggi solari. Danzavo con il mio “amore” e, come il più attento degli innammorati, il Mare con le sue delicate onde mi sfiorava e mi donava il suo profumo, intriso di una dolce frescura, che attenuava l’arida calura della stagione estiva. I miei occhi socchiusi videro, improvvisamente, un susseguirsi di ondeggianti sagome umane avvicinarsi sempre di più a me. Libravano come variopinte farfalle, emanavano dei suoni celestiali e… mi attrassero con la loro energia. Smisi di ascoltare il battito del mio cuore. Un indescrivibile benessere penetrò nella mia mente. Udii delle voci a me care, scolpite nel mio essere. Soavi parole penetrarorono nelle mie orecchie:
- Mamma!
Sussultò la mia anima a quell’amato suono. Per lunghi anni, avevo desiderato riascoltare, con tutta me stessa, per almeno una volta ancora, quella soave voce. Fui pervasa da una incontenibile curiosità, mentre cercavo un volto mai dimenticato, scolpito dentro la mia anima.
Venti anni prima.
Martedì, 10 ottobre 2000, ore 7,50:
- Mamma , la sai una cosa che non ti ho detto mai? Ti amooo da morire (me lo ripeteva tutti i giorni)! Grazie per essere la mia mamma e per avermi dato le mie due “pazze” sorelle!
Tornò indietro, cinse e strinse le mie spalle, mi tramortì con un potente e scrosciante bacio.
Sorridente e felice si precipitò verso la porta con la sua adorata cartella sulle spalle e scomparve, per sempre… In quell’istante, pensai di avere ricevuto, nella mia vita travagliata, un dono speciale, il mio Giò. Con lui avevo dimenticato la rabbia, la delusione, la sofferenza. Avevo conosciuto il vero AMORE! Avevo imparato a dare , senza chiedere in cambio nulla. Avevo gioito di essere madre di tre splendide creature. La sua purezza, il suo brio, il suo sarcasmo e il suo filosofare avevano cucito e sanato tutte le mie ferite. Ero proprio fortunata. Amavo la vita!
Martedì, 10 ottobre 2000, ore 13,05:
In un istante, quello splendido e gradevole sole di ottobre si trasformò, con una catastrofica telefonata : “Corri subito a scuola di Giò! E’ successo un incidente!”, in un potente e malefico uragano.
La mia creatura, la mia gioia, la mia ricchezza… Il mio bambino non c’era più! A giorni, dovevamo fessteggiare i suoi nove anni. Il sole sparì dalla mia vita.
Sussurrai: - Giò, mio respiro, sei venuto per portarmi con te?
- Mamma mia sciocchina, sono venuto per ricordarti che noi due dobbiamo compiere grandi cose. Ricordi? Tu non sei sola e non lo sarai mai. Io, i tuoi parenti, i tuoi amici, (li vedi?) siamo tutti insieme, “nell’universo dei colori”, dove ogni dolore si trasforma in amore. Stiamo bene e ti proteggiamo, in ogni istante. Continua questo sano cammino e, presto, ritorneremo ad abbracciarci.-
Sorrise, sornione e bellissimo.
Rividi i volti beati di mio padre, dei mei nonni, dei miei zii, delle mie più care amiche. C’erano tutti. Ognuno di loro mi accarezzò, sussurrandomi parole divine.
Mio padre
Bello, slanciato, intelligente, autironico, simpatico, spiritoso, affettuoso, rispettoso, amante del vero e della giustizia, elegante, fiero… mio padre.
- Papà! – urlai, senza voce. – Mi manchi tantissimo! Come ti saresti rammaricato di questa nostra società. Non esistono più valori, dignità, amor proprio, rispetto. I nostri politici mentono spudoratamente, considerando noi degi emeriti imbecilli. Il popolo sembra ipnotizzato, plagiato da un’informazione di Stato e da un giornalismo servile e disonesto. Non esiste più il confronto di idee.
Non esiste la pluralità dell’informazione. Non esiste più cultura. I giovani non hanno più capacità critiche, assuefatti da un pensiero unico, figlio dei nuovi mezzi di comunicazione. Ci hanno tolto il diritto di opposizione. Ci hanno tolto il rispetto di esseri pensanti. Hanno infranto la Costituzione (art. 32). Sono immensamente amareggiata. Mi autoflagello. Chiedendomi come mai abbiamo permesso tanto sciempio. Scusami, papà, per tanta rabbia. Tu mi hai insegnato a pensare, ad analizzare un fatto e ad avere senso critico. Mi hai insegnato a sapere ascoltare e a rispettare le idee degli altri. Mi hai insegnato ad oppormi alle ingiustizie e ai sorprusi. Mi hai insegnato ad avere dignità. Dignità, parola sconosciuta dai nostri governanti.
- Calmati. Respira. – Mi disse mio padre. Dai suoi profondi, lucenti occhi neri, traspariva un’immensa inquietudine. – Ascolta, mia adorata figlia, io so tutto. Noi sappiamo tutto. Vediamo il vostro mondo andare alla deriva. Abusi, sorprusi, violenze si perpetuano giornalmente, nell’indifferenza totale della maggior parte di voi. I vostri occhi sembrano ciechi, i vostri cuori sono di gomma, le vostre anime sono sudicie, il vostro vivere è vuoto, fatto di nulla. Pochi riescono a cogliere l’essenza della vita. L’avere, il possedere sempre di più non può darvi la felicità. Lo dovreste capire benissimo, oggi. Siete costretti a starvene chiusi nelle vostre gabbie dorate. Un virus vi ha affondato. Non siete capaci di affrontare il dolore con amore. Non comprendi? Sì, mio tesoro, è l’Amore il vero vaccino di questa pandemia. Se ci fosse amore verso il prossimo, non esisterebbe il delirio di onnipotenza e di sopraffazione. Chi sa dare, senza pretendere nulla in cambio?
- Ricordo, papà, quando ti comunicai la mia intenzione di lasciare il mio amato paesino del sud, per andare a lavorare in una città del nord. Allora, non capii la tua soddisfazione. Non tentasti, in nessun modo, di dissuadermi. Approvasti la mia scelta. Rimproverasti la mamma, che aveva manifestato il suo dissenso, dicendole: “I figli non sono una nostra proprietà. Abbiamo insegnato loro a volare. E’ giunta l’ora che usino le loro ali. Sono sicuro che sapranno superare ogni ostacolo con intelligenza”. Dopo quarant’anni, ti dico grazie. Non ho potuto farlo prima, perché ci hai lasciato troppo in fretta. Avevi solo cinquantotto anni e tanta voglia di vivere. Non ho mai compreso il perchè di tanta tua sofferenza. Eri il mio eroe, il mio modello di vita, il mio mentore. Ti ho visto piangere sulla culla della mia prima bambina. Volevi prenderla, stringerla sul tuo cuore. Non hai potuto. I tuoi lancinanti dolori te lo hanno impedito. Il tuo corpo longilineo e forte, in pochi anni, si è sfibrato e consumato. Te ne sei andato il giorno del mio ventottesimo compleanno. Mi hai fatto un doloroso regalo, mio amatissimo padre.
- Mi sono trasformato in energia cosmica, forse, troppo presto. Vedi, mia dolce creatura, ho percorso la mia vita terrena tra rupi e ampi viali lussureggianti. Ho subito le imposizioni del fascismo. Mi sono ribellato e sono stato punito. Ho compreso che non è la forza a creare il benessere di una Nazione, ma il rispetto di ogni singolo individuo nella sua totalità di essere pensante. Volevo studiare, sapere, conoscere, ma ho fatto solo la “sesta”. Eravamo sei figli mio
padre, commerciante di mandorle e pistacchi, non ha potuto sostenere le spese scolastiche. La mia curiosità e il mio desiderio di conoscenza mi hanno indotto a leggere molto. Volevo capire, comprendere il perché di tanto dolore di tanto odio. Uomini che, con il potere delle armi, sottomettevano milioni di persone, annullando la loro dignità di esseri pensanti. Ho compreso che bastava la comunicazione, il confronto tra la diversità di idee per costruire un’armonica società.
Dove, nessuno e sottolineo nessuno potesse prevaricare sull’altro con la forza.
Ho visto mio padre imporre le sue idee su mia madre e sulle mie sorelle. Io mi sono ribellato, ho lottato per non subire la volontà paterna e ho promesso a me stesso di non ripetere questo errore.-
Con queste paole, il mio amato papà, svanì in una coloratissima luce.
Ero stata molto fortunata ad avere un padre che aveva sempre stimolato le mie capacità critiche.
Era riuscito a creare in me il senso di giustizia, di rispetto, di autocritica e di autoironia. Io e mio padre parlavamo per ore su un film che avevamo visto e che avevamo recepito in maniera diversa.
Gioiva nel vedermi replicare e “battermi” per la mia tesi. Si è sacrificato per farmi studiare e si è commosso quando ho raggiunto il mio traguardo. Mi ha amato al di sopra di tutto.
Antonietta
Toc, toc sulla parete che divideva il mio piccolo appartamento con il suo e la sua voce:- “Vieni! Il caffè è pronto”. Con gioia, prendevo per mano la mia piccola e mi trasferivo nell’ appartamentino a fianco. Le nostre bimbe si abbracciavano felici e iniziavano a giocare. Noi sorseggiavamo il caffè e fumavamo una sigaretta, scambiandoci le nostre emozioni. Entrambe ci eravamo trasferite, da poco tempo, dalla Sicilia. Eravamo contente di vivere accanto. Era uno scambio continuo di cibo, di figlie ( la mia voleva andare da Antonietta e la sua voleva venire da me), di risate…
- Sei splendida, mia cara Antonietta. Bella come quando ci siamo conosciute. – La bloccai, con il cuore palpitante, mentre piroettava in quella luminosa Energia.
I suoi immensi occhioni neri emanarono una luce d’amore e le sue carnose labbra pronunciarono queste dolcissime parole: - Sapevo di rincontrarti, mia dolcissima Amica. Volevo dirti che il tuo bambino è qui con me, con noi. Tu hai consolato con tanto affetto la mia amata bambina, quando io mi sono trasformata in Energia e la mia mamma, per il forte dolore, non è stata in grado di occuparsene. Hai tenuto la mia piccola con te e non le hai fatto sentire la mia mancanza. Hai trasformato il tuo dolore in amore. Grazie!
La mia voce, rotta dal pianto e vibrante di commozione, sibilò: - Ormai, la tua bimba è una bellissima donna, sposata e ha due fantastici figli. Possiede i tuoi occhi e la tua bellezza, anche nell’anima.
Tuo figlio, quello che hai partorito e mai cresciuto, è un ragazzo meraviglioso. Te ne sei andata troppo in fretta. Avevi solo trentadue anni. Hai barattato l’amore per tuo figlio con la tua vita. Sei la mia eroina.
Si dileguò in un vortice di luce.
La mia Amica Enza
- Non cammino più. Sono paralizzata. Mio marito e mio figlio mi hanno preso in braccio e mi hanno portato al pronto soccorso. Non sono riuscita ad alzarmi dalla sedia. Mi hanno diagnosticato un mieloma.
Con queste parole, l’amica del mio cuore, ha freddato la mia anima, in una uggiosa giornata di novembre.. E’ un bruttissimo sogno, mi ripetevo. Ora mi sveglierò…
No! Non fu un sogno, ma un incubo da vivere. Ancora una volta, la sofferenza, il dolore inondavano la mia vita. Si è strozzata la mia voce.
Cantavamo e ridevamo, nella 500 di Enza. Quattro amiche, ventenni, spensierate e pieni di sogni, frequentavamo il corso di abilitazione. Volevamo insegnare.
Enza era l’unica ad avere la macchina. Ogni pomeriggio, veniva a prenderci a casa e ci portava a scuola.
Studiavamo e sognavamo il nostro futuro insieme. Io mi sposai e partii per il nord. Fu molto doloroso il nostro distacco. Nulla, però, si infrange, se è costruito su solide basi. La mia amicizia con Enza si consolidò.
La mia gioia e i miei dolori appartennero anche a Enza. Lei ha alleviato, con costanti telefonate, la mia solitudine e la mia angoscia. Ero approdata in una città fredda e piovosa. Ogni estate, mi attendeva e mi accoglieva con immenso affetto. Sentivo aggrovigliarsi il mio intestino e palpitare il mio cuore, nell’imminente incontro con la mia Amica.
Ha asciugato le mie lacrime quando ho deciso di lasciare l’uomo che avevo sposato e che mi aveva tolto il sorriso.
Ha pianto lacrime di sangue con me, quando il mio piccolo si è trasformato in Energia e ha lasciato questo mondo.
- Due anni che ti sei trasformata in Energia. Avevi sessantasei anni e tante cose da fare.
Volevi goderti la pensione con i tuoi amati nipotini. Enza, mi hai lasciato un immenso vuoto. Mi mancano le nostre lunghe chiacchierate. Rivedo con gioia il tuo splendido viso, inciso da un amabile sorriso. – La mia anima parlò così a Enza.
- Seguo ogni tuo passo e mi nutro del tuo agire. Sei una donna forte, capace di donare quell’amore che ti è stato tolto. Hai abbracciato la via della verità e soffri per le menzogne che ti circondano. Sei giusta. Vuoi una società migliore. Sogni un futuro ricco di altruismo, di collaborazione, privo di odio, dove i giovani possano vivere felici. Devi avere fede e questi tuoi desideri si concretizzeranno, in un futuro prossimo. Noi, Energie Universali, lavoriamo con te e con tutti coloro che vivono nell’amore, perché avvenga questo miracolo.
Con queste profetiche parole , Enza scomparve in un’abbagliante luce.
Rividi noi quattro amiche passeggiare, in via Etnea. Sembavamo le padrone del mondo. Niente ci faceva paura. Tutto ci appariva leggero. Non temevamo ostacoli. Squattrinate, ci impuntavamo su una vetrina e sognavamo di comprare quei bei vestiti all’ultima moda. Si annodavano le nostre braccia, come un’affettuosa catena, per avanzare con passi armoniosi, quasi a librarci in quell’aria gioiosa e primaverile. Sguardi ammirati seguivano il nostro cammino. Non ci saremmo mai lasciate.
Diventammo quattro brave insegnanti di lettere e quattro brave mamme. Ci scambiavamo opinioni e chiedevamo consigli l’una all’altra, per superare gli ostacoli del nostro percorso di vita. La gioia di una era la gioia di tutte. Il dolore di una era il dolore di tutte. Tutte le estati godevamo dello stare insieme tutti, mariti e figli. La nostra vita sembrava scorrere quieta come le acque di un fiume, in pianura.
La Morte
- La morte non deve creare dolore – continuò il mio piccolo Angelo - essa fa parte della vita.
Ricordalo! La vera ricchezza risiede nei cuori di coloro che credono sinceramente in questo mistero.
Continua a trasformare le tue lacrime e il tuo dolore in AMORE, tutto ti apparirà misteriosamente chiaro… La rabbia, il rancore, l’individualismo, l’egoismo, l’edonismo, il potere, la sete di denaro offuscano i veri sentimenti e tutto diventa odio. Guarda intorno a te: insoddisfazione, morte e distruzione, i figli dell’odio. La vita, questa vostra vita, è una prova, un percorso a ostacoli, che potrebbe essere superato da tanti, ma dove pochi, anzi pochissimi, riescono aconquistare il traguardo. La paura della morte irrobustisce le radici dell’avere e mina quelli dell’essere.
Basterebbe annullare l’egoismo, per assaporare la gioia di condividere un benessere collettivo, senza distinzione di razza e di ceto sociale.
Abbracciate il dolore, uniti, per impedire che la rabbia si trasformi in vera “MORTE”.
Una leggera brezza marina assorbì quelle celestiali Energie. Volteggiarono come fluttuanti piume.
Scomparvero nel nulla.
Cercai il dolore dentro di me. Non lo trovai. Come mai non provavo rabbia, amarezza, delusione?
Ero pervasa da una pace infinita. Volevo rimanere in quell’azzurro, quieto e immenso mare.