In viaggio oltre il tempo

di Mario Rinfranti

Quando Carlo aveva deciso di vincere la propria dipendenza dal fumo, vi si era impegnato con ogni mezzo. All'inizio aveva confidato nella sua inflessibile volontà, smettendo per periodi più o meno lunghi, poi era passato a stratagemmi consigliati da amici, rimedi offerti da farmacie o vagheggiati da promettenti pubblicità. Ogni volta con la stessa fiducia ma con uguale insuccesso. Ciò che lo infastidiva maggiormente era ritrovarsi sempre di fronte alla propria puntuale impotenza. Carlo Santini è un magistrato giovane e integerrimo che ha scelto di combattere in prima linea i trafficanti di droga. Sa benissimo che sono delinquenti senza scrupoli, conosce i rischi a cui si espone ogni giorno, ma non ha paura, anche se non gli è chiaro cosa lo spinga a lottare nel variegato mondo della malavita, soprattutto contro i trafficanti di morte.
E' innanzitutto convinto che quella sia la sua missione. Non sarebbe stata un'abitudine così grave quella del fumo, se non fosse che da tempo si sente vittima della sua stessa intransigenza. "Io che combatto la droga con tutti i mezzi, non so neppure rinunciare a una misera sigaretta." si rimprovera spesso "Che esempio posso dare ai miei collaboratori e ai giovani che nei processi tento di recuperare, se non riesco a svincolarmi da una tossico-dipendenza così insignificante rispetto alla loro?" Carlo non saprebbe dire quando si è ritrovato fra le labbra la prima sigaretta, né potrebbe affermare di averne mai provato eccessivo piacere, eppure è come un sortilegio da cui non riesce a liberarsi. Ha provato ad appiccicarsi cerotti, fumare finti palliativi, succhiare caramelle o affidarsi a dispensatori temporizzati: tutti tentativi inevitabilmente capitolati. Di tanto in tanto, nelle pause pranzo si sfoga con Leonardo, l'amico e collega di sempre, psichiatra legale. "Leo, come faccio a smettere?" ha chiesto ancora una volta indicando l'immancabile pacchetto di sigarette. "Il trucco è non iniziare. Io ho avuto la fortuna o l'intelligenza di non provare e non me ne pento. Infatti, quando sento dire da qualcuno: 'smetto quando voglio', mi vien da ridere. 'Si, tra una e l'altra!', mi verrebbe da rispondere." Poi sorridendo: "Sarà la sublimazione della tua fase orale infantile. Ti avranno tolto il ciuccio troppo presto. Oppure chissà, forse il residuo di una tua vita precedente..." aveva concluso rendendo il responso sibillino e intrigante.
Quelle parole, soprattutto le ultime, ronzategli in testa per giorni come una mosca intrappolata dietro un vetro, avevano fatto nascere l’idea che Leonardo potesse risolvere il suo problema con l’ipnosi. "In fondo sei o non sei uno strizzacervelli?" lo aveva stuzzicato. "A essere sincero, non sono uno specialista in merito: ho fatto solo esperimenti con amici curiosi e ben disposti, niente di più." si era schernito l'amico, vagamente attirato dall’idea. "Ascolta Leo, io da un estraneo non mi farei scandagliare l'inconscio, anche se non ho nulla da nascondere, ma di te ho la massima fiducia, lo sai. Non avrei timore di rivelarti sotto ipnosi il mio lato oscuro. Chissà, forse scopriresti una mia vita precedente. Non ti affascina la cosa? Non dirmi che andare oltre il mio vissuto presente non ti piacerebbe!" era stata la frase buttata lì per invogliare l'amico, che sapeva appassionato di metempsicosi. "Tu non puoi capire perché non hai mai avuto questo vizio! Sapessi che condanna per un magistrato che dovrebbe essere d'esempio a tutti, anche nelle piccole cose!" aveva concluso rincarando la dose. Leonardo, sulle prime era sembrato recalcitrante, ma l'aver fatto leva da parte di Carlo sull'amicizia e sul mistero della reincarnazione che tanto lo appassionava, erano stati i fattori che lo avevano convinto.
Lo studio di Leonardo Chimenti si trova all'ultimo piano di un palazzo d'epoca, in una strada secondaria priva di traffico. E' proprio il luogo ideale per una seduta così particolare: l'ambiente è caldo e avvolgente, i rumori assenti. "Carlo, se sei pronto cominciamo, ma non riesco a capire come mai non riesci a ricordare la tua prima esperienza di fumatore, lo fanno tutti!" "Leo, ti sembrerà strano, ma è come se le sigarette fossero parte della mia vita da sempre." "Va bene, iniziamo. Rilassati, segui il movimento della mia mano e concentrati soprattutto sulla mia voce: vedrai, andrà tutto bene." Alle parole professionali e rassicuranti dell'amico, Carlo si lascia catturare gradatamente dal sonno ipnotico. E' l'inizio di un viaggio a ritroso nel tempo." "Ora torna lentamente alla tua adolescenza e guardati mentre aspiri il fumo di una sigaretta. Che cosa provi?" La voce di Carlo si fa più giovane: "E' una sensazione che conosco già. Il sapore mi è familiare." "Allora vai oltre, Carlo, ancora più indietro. Sei un bambino. Pensa alla casa dei tuoi genitori. Che cosa vedi?" Le parole di Carlo diventano infantili: "Papà ha acceso una sigaretta. Sento suonare alla porta. Lui la posa ed esce in strada. Io la prendo di nascosto e faccio come i grandi. Ho la tosse, ma il sapore mi piace... e me lo ricordo." A queste parole Leonardo vorrebbe fermarsi, ma lo spiraglio che gli si offre per
scavalcare il tempo e la vita, è una tentazione troppo forte. Nella sua mente si affollano all'improvviso domande a cui forse potrebbe trovare risposte. Quella che doveva essere una regressione a livello infantile, può trasformarsi in un salto oltre l'esistenza. I libri a cui si era appassionato erano allora solo teorie fantasiose o c’è altro ancora? Il groviglio che sembra collegare le esistenze può dunque essere dipanato? L'imperturbabilità dello psichiatra inizia a vacillare. "E se vai più indietro... cosa vedi?" "Ne ricordo altre, prima, in grandi scatole, ma non ricordo dove." "Vai oltre Carlo, scavalca il tempo...." La mente dell'amico fluttua come in un liquido amniotico; il corpo immobile sprofonda nell'imbottitura del divano; solo il viso mostra emozione. Poi la voce cambia un'altra volta: flebile come quella di una persona che soffre. "Perché mi chiami Carlo? Io sono Tonino." Leonardo stenta a frenare l'emozione che sente crescergli dentro: "Si, certo… Dove sei ora, Tonino?" "Nel mio letto... sto per andarmene. Perdono, chiedo perdono, per pietà. Io non volevo. Dov'è don Luigi, perché non arriva?" "Chi è don Luigi, Tonino?" L'amico sembra raccogliere le forze. Le sue parole si fanno angosciose e concitate. "Il parroco. Voglio confessarmi. Devo dirgli che io non volevo... Dio sa che non volevo." "Che cosa non volevi?" "Non volevo provocare la sua morte, ma loro mi stanno inseguendo." risponde Tonino con voce più giovane, come se stesse rivivendo l'accaduto. "Chi ti insegue?" "I Caramba. Io non mi fermo. Io scappo con il furgone carico. Cosa ci fanno su questa strada di campagna? Qui non c'erano mai stati... Mi hanno intimato di fermarmi, ma io scappo, non mi faccio prendere un'altra volta. Io non torno in galera per quelle maledette sigarette! Io voglio tornare a casa, da Rosa e dai miei figli. Questo sporco lavoro lo faccio per loro. No, io accelero, non mi faccio ammanettare ancora! Abbandono il furgone più avanti e mi butto nei boschi. Non mi troveranno! Ormai fa buio." Le mani di Carlo sono tese, aggrappate ai braccioli. "E che succede ora?" "Loro hanno sparato due colpi in aria. Io mi butto giù per la collina, questi tornanti li conosco bene. E intanto li guardo dallo specchietto salire in macchina. Iniziano a inseguirmi. Spingo a fondo il piede, ma il furgone è carico e sbanda.
Mi trovo dall'altra parte. Poi è un attimo: la luce all'improvvisa di una moto.
Me la trovo addosso. Sterzo di colpo, ma non basta. Lei vola giù tra gli alberi: loro si fermano a soccorrerlo e io sono libero. La foto di quel ragazzo sui giornali,
il giorno dopo, e io, un assassino: libero, ma assassino!" Carlo sembra esausto. Tace. Poi la voce torna a farsi debole, invecchiata. "Se don Luigi non arriva, sono condannato. Lui mi conosce, sa che amo la mia famiglia e i miei figli. Voglio chiedergli finalmente perdono. Io non volevo la morte di quel ragazzo! Ma Rosa dice che è fuori e non si trova, e io sto morendo. E' troppo tardi, nessuno può liberarmi dal cancro che mi divora da quella sera." Leonardo assiste sconvolto a qualcosa che non credeva possibile.
E' attratto da quello che ascolta, ma al tempo stesso intimorito. Le idee che credeva affascinanti, le teorie che gli sembrava dovessero rimanere un insondabile mistero, ora, sotto i suoi occhi sono diventate una stupefacente realtà. Il viso dell'amico esprime tutta la sofferenza che rivive. Lo vede prigioniero di un passato irrisolto e vorrebbe aiutarlo: conosce la sua profonda integrità morale e sente il bisogno di purificarlo. "E' la persona migliore che abbia mai incontrato." pensa "Ho per lui una venerazione come per nessun altro. Forse, in questo gioco delle parti, anch'io potrei essere un altro, o esserlo già stato. Se Tonino era profondamente pentito, meritava di essere assolto dal sacerdote. Il resto, era da rimettere nelle mani di Dio. E se ora siamo così legati, chi può dire che in un'altra vita le nostre esistenze non si siano già incrociate…" Leo avvicina il viso a quello dell'amico; la sua voce si fa più dolce, confortevole, profonda. Non più indagatore, ma confessore.
"Eccomi, Tonino. Sono qua, non avere paura. Hai visto? Sono arrivato in tempo!" Leonardo lo ascolta liberarsi dal peso che gli aveva schiacciato la coscienza per anni, e d'istinto gli parla: "Qualunque delitto puoi aver commesso, io so che non volevi, figliolo. Il rimorso che ti sale dal cuore è sincero, come il tuo pentimento. In nome del Signore ti siano rimessi i tuoi peccati. Amen." Leo non sa che aggiungere, ma si accorge che mai parole gli sono state più naturali. Guarda il viso di Carlo rasserenarsi e lo conduce lentamente fuori dal sonno ipnotico, provando la sensazione di averne forse vissuto anche lui uno, pochi attimi prima.
Carlo apre lentamente gli occhi. E' esausto ma sembra sereno. Si guarda attorno meravigliato, in un lento e tranquillo ritorno alla realtà. "Che dormita!" esclama "Mi sembra di essere stato in coma per mesi, o di aver fatto un viaggio durato un'eternità." Leonardo sorride:
"Puoi ben dirlo." "Perché? Cos'hai scoperto?" "Poi ti spiego, dammi solo il tempo di riprendermi." Un attimo dopo, lo sguardo dell'amico si posa sulle inseparabili sigarette.
"Io invece sto facendo una bella scoperta, caro Leo!" "Ah si? E sarebbe...?" Lo sguardo di Carlo e' un misto di meraviglia e amichevole rimprovero: "Sarebbe che io per te non ho segreti, ma tu... bell'amico! Facevi tanto l'incorruttibile e poi alla fine ci sei cascato! Fumavi di nascosto ma ti vergognavi a confessarmelo... Butta via quella robaccia!"