La sciapica sul Chienti

Da queste parti
in estate sulla foce, mentre
sospesi tra la brezza e la riva
i gabbiani rallentano il volo
capita che un ragazzo lancia
tra le sponde l’antica attrezzatura.
Ha braccia forti e risolute
ma quando recupera il cordame
non trova il leccio che s’impiglia
guizza e si dimena nella rete.
Perché allora continuare fino a sera
perché pescare fino a domani
e un giorno ancora?
Imparare l’arte? Continuare la tradizione?
Forse lui non ama la folla e gli ombrelloni
il chiacchiericcio degli aperitivi
forse non è tipo da movida e discoteca
da baccano sulle strade, stordite da calici
schiamazzi traffico e parcheggi.
Forse a moda e vip preferisce
camminare sulla costa
starsene in disparte
stonare la voce come viene.
Ascoltare l’eco dei tramonti
zittire l’alba, contare i profumi
di quell’erbe lì sul mare.
Nei suoi giorni forse vale poco
un selfie da postare, cerca commenti
degli dei nelle conchiglie
un segno dall’altro mondo
sui tronchi sparsi dalle mareggiate.
E prega il miracolo di un fiore
senza nome, selvatico e tenace
rosso tra le dune e tra gli spini.

Antonio Malagrida